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Venerdì 26 Febbraio 2021
Editto del mullah Omar contro tutte le opere d'arte

Il 26 febbraio 2001 a Kabul (Afghanistan) viene emanato un editto, una fatwa, dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, il nome ufficiale dello Stato dei talebani, firmata dal Mullah Mohammad Omar al Mujahed, la sua guida suprema, chiamato anche Amir-ul-Mumenin o 'Comandante dei fedeli'. La fatwa recita «Solo Dio onnipotente è degno di essere adorato, nessun altro e nient'altro» e fornisce la base per la distruzione dei due colossali Buddha di Bamiyan: il Buddha Dipankara, il 'Buddha dell'era trascorsa', e il Buddha storico Shakyamuni, che erano le più grandi raffigurazioni di creature umane del mondo. All'inizio di marzo (la data esatta non è stata comunicata) queste opere di eccezionale valore sono state tramutate in polvere e sassi dall'esplosione di svariate tonnellate di dinamite, accompagnata dal grido “Allah akbar “(«Allah è grande!») dei guerriglieri talebani, come hanno mostrato al mondo intero, il 19 marzo, le immagini del canale televisivo privato del Qatar 'al-Jazira', l'unico con il permesso di assistere all'avvenimento. Parallelamente alla distruzione dei famosi Buddha di Bamiyan, la polizia religiosa talebana (Amr bil ma'ruf wa Nahi anil-Munkar, o Ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio) avrebbe proceduto alla distruzione di manufatti preislamici e non islamici in tutto il paese, dal Buddha disteso di Ghazni alle preziose statue buddiste, indù e greco-battriane conservate nei musei di Kabul, Herat e Jalabad.

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